Con la celebrazione dell'Eucaristia concludiamo l'incontro dei Visitatori generali e lo facciamo, come abbiamo iniziato, in questo tempio con la celebrazione dell'Eucaristia. È il tema del “tempio” che ci ispira nella liturgia della Parola, nel passo del libro dei Maccabei (4, 36-37. 52-59), che parla della consacrazione del tempio fatta da Giuda, e il Vangelo di Luca (19, 45-48), che racconta la cacciata dei venditori dal tempio. Meditiamo, innanzitutto, sul “senso del tempio”, considerato come un luogo per adorare Dio e un luogo di incontro per la comunità; in secondo luogo, il “tempio spirituale”, perché la comunità è formata da persone che sono esse stesse dimora in cui vive lo Spirito Santo; infine, ricordiamo la memoria di santa Cecilia, per cantare a Dio “un canto novo”. Ci riferiamo al “senso del tempio”. Al tempo di Giuda Maccabeo, dopo la distruzione del tempio durante le guerre, si ottiene la vittoria e il tempio viene riconsacrato e purificato. Giuda e i suoi fratelli dissero: “I nostri nemici sono stati sconfitti; saliamo a purificare il Luogo Santo e a celebrare la sua dedicazione” (1 Mac 4,36). La purificazione e una nuova consacrazione perché i pagani usavano il tempio per il loro culto. Pertanto, purificare e consacrare il tempio perché è il luogo in cui dare gloria a Dio. Questo sarà il significato del gesto di Giuda Maccabei: il tempio è il luogo in cui la comunità riunita si incontra per pregare, lodare il Signore, ringraziare e adorare. Infatti, nel tempio il Signore è adorato, e questo vale per ogni tempio e per ogni celebrazione liturgica. Come ci dice l’evangelista Luca, anche Gesù purifica il tempio. Comincia a “scacciare” (Lc 19, 45) gli atteggiamenti pagani dei mercanti che vendevano e avevano trasformato il tempio in piccoli negozi. Gesù purifica il tempio rimproverando, quando dice: "sta scritto: la mia casa sarà una casa di preghiera" (Lc 19,46) e non un'altra cosa. Il tempio è un luogo sacro. E noi dobbiamo entrare lì, nella sacralità che ci porta all'adorazione. Parliamo del “tempio spirituale”. San Paolo ci dice che siamo templi dello Spirito Santo: "Non sanno che il corpo è il tempio dello Spirito Santo?" (1Cor 6,19); cioè che ognuno è un tempio e che lo Spirito di Dio è in me. Ecco perché ci ricorda: "Non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio per il modo in cui vivete" (Ef 4,30). In questo senso, parliamo di adorazione in noi stessi, nei nostri cuori, quando facciamo posto e diamo spazio interiore allo Spirito del Signore. Affinché ciò accada, anche noi dobbiamo purificarci continuamente perché siamo peccatori: purifichiamoci con la preghiera, con la penitenza, con il sacramento della riconciliazione. Ricordiamo le parole di Francesco d'Assisi: “Ciò che sopra ogni cosa dobbiamo desiderare è avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, pregarlo sempre con cuore puro” (Rb 10,8), affinché Dio sia l'assoluto della vita. E “a chi il Signore ha dato la grazia di lavorare, lavori con fedeltà e devozione, in modo che, bandito l'ozio, nemico dell'anima, non si estingua lo spirito di orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporale” (Rb 5,1-2), per superare pratiche esteriori o atti religiosi, "orazione e devozione" ci dispongono ad adorare Dio, in modo che qualsiasi lavoro o occupazione sia un'espressione di consacrazione a Dio. Infine “un canto novo”. Il ricordo della martire Santa Cecilia, scelta come patrona dei musicisti, è un'esortazione perché in ogni persona e nel nostro cuore risuoni la musica che ascoltiamo, soprattutto, che cantiamo interiormente al Signore. Nell'Ufficio delle Letture della memoria, Sant'Agostino ci propone di approfondire la necessità di cantare: con arte, con giubilo e con un canto nuovo. In sintonia con la santa, riconosciamo il valore di aiutare ogni fratello e ogni fraternità, a non “cantare” per sé stessi o per un'unica soddisfazione personale, ma che possiamo sempre cantare con giubilo un canto nuovo per il Signore, in sintonia fraterna e testimonianza autentica. Spogliati di tutto ciò che è vecchio, per essere uomini nuovi, rinnovati per grazia. Oggi siamo invitati ad essere testimoni di fede, accompagnata dall'armonia di uno stile di vita capace di cantare il canto dell'amore, del perdono, della fraternità, della minoranza, dell'ospitalità e dell'inclusione. Fratelli, preghiamo per ogni fratello Visitatore e per il servizio della visita al tempio materiale, come sono i conventi, gli edifici, i templi, ecc., e al tempio spirituale, quello di ogni fratello, della fraternità, delle donne e degli uomini del popolo di Dio. Sono i luoghi in cui Dio è lodato e viene celebrata la centralità dell'esperienza di Dio. Avvicinatevi con i sensi attenti per scoprire i segni della presenza del Signore. Siate strumenti del Signore perché "il tempio" sia in condizioni di adorazione e perché ogni fratello possa cantare con gioia un canto nuovo.