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Celebrare il Cantico delle Creature 1225-2025

Francesco d’Assisi è ormai quasi completamente cieco quando compone il Cantico delle creature. Tuttavia, con uno sguardo di fede ricolmo di gratitudine, contempla le meraviglie del creato e riesce a cogliere la presenza del Creatore che dona significazione ad esse. Tutte le creature, specchio delle perfezioni divine, sono fratelli e sorelle perché opera e dono dello stesso Autore. Tutte insieme costituiscono il coro della creazione, che contempla, loda e ringrazia Dio creatore, «quel grande Elemosiniere» che dona largamente e con bontà (2 Celano 77, FF 665). Il Cantico è l’espressione e la confessione conclusiva della vita del Poverello, che ricapitola tutto il suo cammino di conformazione a Cristo, il Figlio amato. La sua fede nella paternità di Dio diventa un canto di lode che proclama la fraternità di tutte le creature e la loro bellezza. Infatti, «Francesco contemplava, nelle cose belle, il Bellissimo e, seguendo le orme impresse nelle creature, inseguiva dovunque il Diletto. Di tutte le cose si faceva una scala per salire ad afferrare Colui che è tutto desiderabile» (Legenda maggiore 9, 1, FF 1162).

Celebrare come Famiglia Francescana il centenario del Cantico delle creature ci conduce a un cambiamento radicale nel nostro rapporto con il creato, che consiste nel sostituire, al possesso, la cura della nostra casa comune. Infatti, ognuno di noi deve rispondere con sincerità a queste domande: come voglio vivere il rapporto con le altre creature? Come un dominatore che si arroga il diritto di fare con esse ciò che vuole? Come un consumatore di risorse che vede in esse un’opportunità per trarne qualche vantaggio? Oppure come un fratello che si ferma davanti al creato, ammira la sua bellezza e si prende cura della vita? Ci troviamo di fronte a una sfida antropologica ed ecologica che determinerà il nostro futuro, perché esso è collegato al futuro della nostra Madre e Sorella Terra. Siamo invitati a riproporre alla società contemporanea «il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo» (Laudato si’ 11).

La crisi ecologica attuale ci rivela che «l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme» (Laudato si’ 48). Questa consapevolezza ci permette di capire che l’ambiente umano e l’ambiente naturale si custodiscono e abbelliscono insieme, allo stesso modo. Curare la casa comune senza curare la casa interiore, il nostro cuore, non è la strada giusta: occorre una conversione che sia ecologica ed integrale allo stesso tempo, perché «la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore» (Laudato si’ 217). Infatti, l’ultima strofa del Cantico ci ricorda che solo coloro che hanno un cuore libero, capace di arrestare la logica dell’odio e della vendetta mediante il perdono, possono diventare strumenti di riconciliazione e di concordia, profezia di fraternità, come lo stesso Francesco, che visse «in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con sé stesso» (Laudato si’ 10).

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