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Curare la violenza del mondo contemporaneo

12 Agosto 2019
Estratto da "Curare la violenza del mondo contemporaneo: un paradigma francescano per il dialogo con l’Islam" di Fr. Michael F. Cusato, OFM   Faremmo bene a ripetere il messaggio: la persona che riteniamo essere nostro nemico in realtà è nostro amico. Per capire la vera portata delle parole di Francesco ed evitare la trappola di far equivalere il significato della parola «amico» con quello di «amicizia», è meglio associare la parola latina amicus (amico) con una parola che ci è leggermente più familiare e che è più centrale nel lessico francescano: frater. Viste in questa luce, le persone che ci è stato insegnato – dalla società, dalla Chiesa – a considerare nostre nemiche, in realtà sono nostri fratres et sorores, fratelli e sorelle! In questo potente, seppur breve, messaggio, Francesco sta dicendo ai frati che sta andando in Terra Santa per mostrare attraverso le proprie azioni che colui che la Chiesa chiama l’infedele e il nemico per eccellenza, in realtà è un fratello, parte della famiglia umana e membro della fraternità umana. In altre parole, Francesco sta andando a predicare con le parole ma, ancora di più, con le sue azioni il messaggio della penitenza, vale a dire che nessuno, neanche la persona più disprezzata dalla Chiesa e considerata nemica di Cristo, neanche coloro che possono aver compiuto azioni orribili nei confronti di altri, vengono deprivati della propria creaturalità né esistono al di fuori della fraternità universale. Ma questa creaturalità porta con sé una responsabilità: la responsabilità di ogni membro di questa sacra fraternità – cristiano e musulmano – di vivere in modo che si possano preservare e onorare i legami che ci mantengono tutti indissolubilmente uniti. Fare questo è fare penitenza. Francesco va in Oriente per mostrare – e per vivere – tutto ciò, anche se potrebbe costargli la vita. E se nell’essere totalmente fedele alla vita che si è ripromesso di vivere dal suo incontro con i lebbrosi, trattando ogni persona umana come una creatura sacra della fraternità umana, dovesse pagare con la propria vita, allora – essendo stato fedele al suo voto – lui e tutti coloro che lo hanno seguito in questa strada guadagneranno la vita eterna. Questo è quanto viene promesso ad ogni religioso o religiosa il giorno della sua professione. Si tratta di un messaggio profondo, totalmente in linea con quanto Francesco ha imparato nella fondamentale esperienza della sua conversione. Francesco, dunque, non è andato in Terra Santa per cercare la propria morte. Piuttosto, ha varcato il mare per portare il messaggio di penitenza e per vivere, fino alle estreme conseguenze, la sua visione radicale della fraternità universale di tutte le creature.   Leggi l’articolo completo - San Francesco e il Sultano, 1219-2019: un Opuscolo Commemorativo:  

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  L'Ordine è profondamente grato agli editori e allo staff di Franciscan Media (USA), che ha preparato per noi l'opuscolo. Per comodità, la Commissione Speciale sta anche serializzando l'opuscolo, in modo da averne un senso migliore del suo contenuto.  

Immagine: Francesco davanti al Sultano, Cappella del Sacro Cuore, Chiesa del Santissimo Nome di Gesù, Roma

 
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