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Festa S. Chiara 2018: Lettera del Ministro generale

03 Agosto 2018
 

Discernimento: purificazione dello sguardodel cuoredella volontà

  Carissime sorelle, Il Signore ci doni la sua Pace! lo scorso anno vi avevo proposto riflessioni e spunti di verifica suggeriti dalle parole che hanno focalizzato il nostro cammino di Frati Minori verso il Consiglio Plenario, celebrato nel giugno scorso a Nairobi: ascoltare, discernere, agire. Quest’anno desidero soffermarmi in particolare sulla seconda. Vorrei cogliere nell’esempio e nelle parole di Chiara qualche elemento utile per sviluppare una capacità di discernimento che porti a qualificare sempre più la nostra vita, a farne la risposta fedele e gioiosa alla chiamata di Dio in questo tempo, nello spazio che a ciascuno è dato di abitare. Adottati da Dio come figli nel Figlio Gesù morto e risorto, dal momento del nostro battesimo noi preghiamo: “Padre nostro, sia fatta la tua volontà”. Quella del discernimento è la sola possibile vera modalità di esistere, perché, come dice Francesco, «da che abbiamo abbandonato il mondo, non abbiamo da fare altro che essere solleciti di seguire la volontà del Signore e piacere solo a lui» (RnbXXII, 9). Chiara da parte sua «in quanto lei poteva, se studiava de piacere a Dio» (Proc8,3). Ripercorrendo le fonti clariane, le lettere in particolare, noto che Chiara vive e propone il discernimento come un percorso di purificazione: purificazione dello sguardo, del cuore, della volontà.    

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Purificazione dello sguardo Il punto di partenza è la realtà in cui ci troviamo; ancor prima, è la realtà che ‘siamo’, che ciascuno di noi è per natura e per grazia. Non raramente facciamo l’esperienza di percepire in modo distorto la realtà in noi e attorno a noi. Precomprensioni e pregiudizi di qualsiasi genere possono alterare la lettura di ciò che accade nel nostro intimo o nella nostra comunità, nella Chiesa, nella società… Non è forse questo un primo fattore di tante incomprensioni, di fraintendimenti, di relazioni conflittuali? Purificare lo sguardo per ‘vedere’ bene: vedere come Dio ci vede, vedere senza filtri deformanti. Come ad Agnese di Praga, Chiara ricorda oggi a voi, a tutti noi, che soltanto assomigliando a Gesù, facendo nostro il suo stesso sguardo, possiamo ‘vedere’ la realtà nella verità, oltre le alterazioni prodotte dal peccato in tutte le sue forme: «Poiché egli è splendore della gloria, candore della luce eterna e specchio senza macchia, guarda ogni giorno questo specchio, o regina sposa di Gesù Cristo, e in esso scruta continuamente il tuo volto» (4LAg14-15); poiché certamente «alla tua luce vediamo la luce» (Sal36 (35, 10). Chiara aveva iniziato a fare l’esperienza della purificazione dello sguardo quando Francesco – racconta laLeggenda– «la esortava al disprezzo del mondo, dimostrandole, con una parola viva, che la speranza in questo mondo è arida e porta delusione, e le instillava alle orecchie il dolce connubio di Cristo» (LegsC5). Ha davvero ben appreso, Chiara, che scrive ad Agnese di Praga: «Lasciate completamente da parte tutte quelle cose che in questo fallace mondo inquieto prendono ai lacci i loro ciechi amanti, ama con tutta te stessa colui che tutto si è donato per amore tuo». C’è un inganno fondamentale, ‘originale’, per cui il ‘mondo’, inteso come visione della realtà in opposizione a quella di Dio, appare attraente e di fatto è mortifero, sembra dare felicità e invece rende schiavi e deruba gioia e vitalità. Nella terza lettera ad Agnese, Chiara usa espressioni molto forti al riguardo: «Seguendo le sue orme, specialmente quelle di umiltà e povertà, senza alcun dubbio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale, contenendo colui dal quale tu e tutte le cose sono contenute, possedendo ciò che si possiede più saldamente rispetto agli altri possessi transitori di questo mondo. In ciò a volte si ingannano re e regine di questo mondo: anche se la loro superbia s’innalzasse fino al cielo e il loro capo toccasse le nubi, alla fine sono ridotti come sterco» (3LAg25-28). La comunione con il Signore Gesù vissuta nel dono di sé garantisce dal rischio della ‘cecità’ spirituale. Solo lo sguardo purificato, ci insegna Francesco, sa vedere Dio in tutte le cose. Chiara vuole formare nelle sorelle questo medesimo sguardo, da cui sgorga la lode: «Quando essa santissima madre mandava le sore servitrici de fora del monasterio, le ammoniva che, quando vedessero li arbori belli, fioriti e fronduti, laudassero Iddio; e similmente quando vedessero li omini e le altre creature, sempre de tutte e in tutte (le) cose laudassero Iddio» (Proc14,9).Vedere la realtà come Dio la vede è il primo passo per individuare le tracce sui sentieri del Regno.     Purificazione del cuore Se lo sguardo puro legge la realtà nella verità di Dio, è il cuore che la giudica, la valuta, la interpreta. Il discernimento come ‘giudizio’ è il passo successivo in cui la realtà è messa a confronto con i valori che sostengono e orientano il cammino dell’esistenza. Secondo la testimonianza di Bona di Guelfuccio, Francesco esorta la giovane Chiara ad aver cura del proprio cuore sintonizzandolo sul cuore di Gesù: «Sempre le predicava che se convertisse ad Iesu Cristo». La conversione è per il cristiano il movimento essenziale per continuare a vivere, come il respiro. Nel corso dell’esistenza, Chiara conosce con quanta facilità il cuore si indurisca, si distragga, si confonda; per questo gioisce nel vedere Agnese di Praga «soppiantare in modo terribile e impensato le astuzie dello scaltro nemico, la superbia che è rovina dell’umana natura e la vanità che infatua i cuori degli uomini». Superbia e vanità impediscono il retto giudizio della realtà, perché fanno convergere a sé, non a Dio e quindi agli altri. Al contrario, come ha ricordato recentemente papa Francesco, «è proprio dello Spirito Santo decentrarci dal nostro io e aprirci al “noi” della comunità: ricevere per dare. Non siamo noi al centro: noi siamo uno strumento di quel dono per gli altri» (Udienza generale, 6 giugno 2018). Il cuore viene custodito se è affidato al Signore, in un movimento quotidiano di consegna: «Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso la contemplazione, nell’immagine della sua divinità, per sentire anche tu ciò che sentono gli amici gustando la dolcezza nascosta che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato ai suoi amanti» (3LAg 12-14). L’autentico discernimento richiede di affinare il gusto alle cose di Dio, sapendo riconoscere il profumo e il sapore del Vangelo in ciò che accade, nelle persone che incontriamo, nelle sorelle con cui viviamo, come pure in chi abita ad altre latitudini. In una forma e con un’intensità tutta particolare è affidato a voi, sorelle, quest’esercizio di contemplazione, grazie al quale il giudizio matura e diviene la virtù della discrezione. Chiara è una vera maestra di discrezione: situazione reale, valori professati, fine ultimo dialogano insieme, senza indulgenze mistificanti e compromessi di comodo. «Siccome la nostra carne non è carne di bronzo, né la nostra forza è la forza della pietra, anzi siamo fragili e inclini a ogni debolezza corporale, ti prego vivamente nel Signore, carissima, di ritrarti con saggia discrezione da quell’esagerato e impossibile rigore di astinenza, che ho saputo tu hai intrapreso, affinché vivendo con la tua vita dia lode al Signore, tu gli renda un culto ragionevole e il tuo sacrificio sia sempre condito con il sale» (3LAg38-41).     Purificazione della volontà Il processo di discernimento è orientato a sentirci interpellati dalla parola di Dio per vivere in obbedienza a Lui, ovvero è finalizzato ad abitare la storia in modo evangelico seguendo le orme di Gesù, affinché cresca il regno di Dio nel mondo. I nostri progetti sono buoni se non sono ‘soltanto nostri’, se sbocciano, come da radice, dalla disponibilità a collaborare con tutti noi stessi all’opera che Dio sta già compiendo. È buono, è da scegliere dunque ciò che ci tiene uniti al Signore, è da rigettare ciò che ci separa da Lui. Chiara può declinare l’offerta di papa Gregorio IX – essere sciolta dal vincolo con la povertà altissima per accettare i possedimenti da lui stesso offerti – e dichiarare con semplicità e verità: «Santo padre, per nulla mai desidero essere sciolta dalla sequela di Cristo» (LegsC14). Ed esorta Agnese di Praga, in una situazione analoga, ad abbracciare il Crocifisso povero (Cf. 2LAg17-18). Quanto preziosa e significativa, perciò, è l’indicazione che sia Chiara che Francesco pongono a suggello delle loro rispettive “regole”, quasi a mo’ di sintesi dell’intera forma vitæ: «Attendano a ciò che sopra ogni cosa debbono desiderare: avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, pregarlo sempre con cuore puro e avere umiltà, pazienza nella tribolazione e nella infermità, e amare quelli che ci perseguitano, riprendono e incolpano, perché dice il Signore: Beati quelli che patiscono persecuzione per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Chi persevererà sino alla fine, questi sarà salvo» (RsC X,9-13). Alla luce di queste parole, sintesi di un’intera vita, riconosciamo compiuto in Chiara e da Chiara ciò che papa Francesco ricorda a tutti nell’Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate: «Il discernimento è una vera uscita da noi stessi verso il mistero di Dio, che ci aiuta a vivere la missione alla quale ci ha chiamato per il bene dei fratelli» (GE175).   Mi auguro, mie care povere dame, che possiate vivere una gioiosa commemorazione nella solennità della nostra amata sorella e madre, Santa Chiara d’Assisi. Auguri!   Roma, 2 agosto 2018 Festa del Perdono d’Assisi

Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale e servo

  Copertina: Santa Chiara di Miguel Angel Laguna Villalobos (Convento di Sant'Antonio, Avila, Spagna) Prot. 108387
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Lettere e omelie
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