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Linee guida per la valutazione della nostra vita di povertà e minorità

PREFAZIONE

Nelle Considerazioni sulle stimmate si legge un episodio molto significativo, nel quale Francesco impara una lezione profonda da un semplice contadino: “Dimmi se’ tu frate Francesco d’Ascesi?”. Risponde santo Francesco che sì. “Ora t’ingegna dunque, disse il villano, d’essere così buono come tu se’ tenuto da ogni gente, perciò che molti hanno grande fede in te, e però io ti ammonisco che in te non sia altro che quello che la gente ne spera”.

Poor and Lesser Ones: Where Are We? (English) 
Pobres y Menores: ¿Dónde estamos? (Español) 
Pauvres et Mineurs: Où en sommes-nous? (Français) 
Poveri e Minori: Dove siamo? (Italiano) 
Ubodzy i mniejsi: Gdzie jesteśmy? (po polsku) 
Pobres e Menores: Onde estamos? (Português) 
Als Arme und Mindere: Wo stehen wir? (Deutsch) 

Come seguaci di san Francesco, questa chiamata semplice e diretta all’autenticità è una sfida perenne per noi Frati minori. Quando il Cardinal Bergoglio ha scelto il nome di Papa Francesco, la chiamata all’autenticità della vita è di nuovo tornata al centro di tutti i nostri sforzi. Infatti, attraverso il modo semplice di vivere, di predicare e di insegnare, Papa Francesco ha dato al termine “francescano” una nuova attenzione e un orientamento specifico. È diventato in larga parte il sinonimo di un modo di vivere materialmente povero, senza presunzione, ecologicamente sensibile, centrato sulla fratellanza con ogni essere vivente e in modo speciale preoccupato per la pace e la giustizia verso i poveri nel mondo. Così tante persone si aspettano da noi, in quanto poveri e minori. Per noi la rinnovata sfida è di identificarci il più possibile con i fratelli e le sorelle che vivono ai margini della vita sociale, culturale, economica e politica, quelli che non hanno alcun potere nel mondo di oggi. Sono loro che sono più a rischio per il cambiamento climatico, perché sono loro che subiranno le conseguenze maggiori per ogni fallimento della comunità delle nazioni, se queste non agiranno immediatamente e decisamente per ridurre l’impatto umano sull’ambiente. Questo libretto viene offerto come uno strumento attraverso cui porsi la domanda: Dove siamo?, in ciò che riguarda la nostra dedizione ad una vita vissuta in semplicità e solidarietà, sia a livello personale che comunitario. Ci stimola ad esaminarci seriamente sulla semplicità della nostra vita, sulla prossimità ai nostri fratelli e sorelle che vivono ai margini, sulla relazione delle nostre vite individuali e ciò che accade nel mondo di oggi, così che possiamo abbracciare la nostra vocazione in modo rinnovato. Il legame di questo Sussidio con altri testi francescani e con l’ultimo Capitolo generale è evidenziato nell’introduzione: ne indica una particolarità peculiare. Infatti, si tratta di uno strumento pratico, con un approccio induttivo più che deduttivo. I nostri valori, e il viverli concretamente, sono al cuore del processo valutativo che proponiamo a tutti i Frati del mondo, allo scopo di esortarli ad una maggiore dedizione di vita, così che possa esprimere realmente ciò che professiamo di essere. Questo modo di vivere è radicato nell’esperienza del nostro stesso Signore Gesù: Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini2. Il Sussidio ci invita a concentrarci su quattro aree: essere “minori”; vivere la povertà evangelica; essere poveri tra i più poveri; e lavorare in uno spirito di fedeltà e devozione. Tutti questi temi sono fermamente fondati nella tradizione evangelica francescana e riguardano la nostra relazione con Dio, tra di noi e con il mondo. Desideriamo anche accogliere le intuizioni di Papa Francesco che sottolinea con forza l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita.3 Vi sprono, cari Fratelli, a leggere, a riflettere e ad agire di fronte alle parole, spesso provocatorie di questo breve Sussidio, nella vita personale ed assieme ai Frati della vostra Fraternità locale. Che lo Spirito Santo lavori nei vostri cuori per una continua conversione di vita. 01 novembre 2016 Festa di tutti i Santi Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale e servo Prot. 106651  

INTRODUZIONE

Il Capitolo generale celebrato nel 2015 aveva come tema Fratelli e minori nel nostro tempo. Durante questo incontro fraterno – fatto di preghiera, di riflessione, di dialogo e discernimento – abbiamo approfondito il senso della nostra vocazione alla fraternità e alla minorità. Lo studio di Padre R. Mion, SDB (Rapporto di Ricerca sullo stato dell’Ordine), fatto prima del Capitolo generale – e sintetizzato nei Lineamenta e nell’Insrumentum Laboris del Capitolo – ci ha mostrato che, nonostante tutto, l’Ordine ha molte istituzioni sociali a servizio dei poveri, degli anziani e dei malati, e che un quarto dei Frati desidera ancora lavorare con i tossicodipendenti, con le persone affette da Aids o dipendenti dall’alcool, con gli immigrati e con i poveri senza tetto. La maggioranza dei Frati intervistati ha, poi, espresso il grande desiderio di vivere una vita più semplice. Lo studio, in effetti, ha evidenziato che il 64% dei Frati riconosce che lo stile di vita delle nostre Fraternità è troppo secolarizzato e che nella formazione iniziale c’è una vita troppo comoda. Accanto a questo, abbiamo notato anche che il numero dei Frati che vivono in una più diretta immersione con i poveri e gli emarginati è attualmente minoritario. Il 26 maggio Papa Francesco ci ha ricevuto in Udienza e ci ha rivolto un appello a vivere con fedeltà la nostra vocazione di fratelli e di minori, ricordandoci che la minorità chiama ad essere e sentirsi piccoli davanti a Dio, affidandosi totalmente alla sua infinita misericordia. Ci ha detto anche che minorità significa andare oltre le strutture – che pure sono utili se usate saggiamente –, andare oltre le abitudini e le sicurezze, per testimoniare concreta vicinanza ai poveri, ai bisognosi, agli emarginati, in un autentico atteggiamento di condivisione e di servizio. Alla fine di questo incontro il Papa ci ha ricordato... …Voi avete ereditato un’autorevolezza nel popolo di Dio con la minorità, con la fratellanza, con la mitezza, con l’umiltà, con la povertà. Per favore, conservatela! Non perdetela! Il popolo vi vuole bene, vi ama. Vi sia di incoraggiamento nel vostro cammino la stima di questa buona gente, come pure l’affetto e l’apprezzamento dei Pastori….4 Il Documento del Capitolo Generale, ai nn. 22-23, cita le ultime parole della storia di Bartimeo: “E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada” e dichiara che siamo chiamati anche noi a “seguire le orme di Gesù nello svuotamento di noi stessi, nell’umile amore, andando sempre più verso le periferie, nella Galilea delle genti, e diventando sempre più vicini ai poveri e a quelli di cui nessuno si prende cura”, e prosegue facendo una affermazione molto interessante: “Il Signore risorto è già presente e vivo in quelle periferie”! In questo contesto siamo arrivati a formulare la DECISIONE N. 8: Il Definitorio generale elabori un sussidio per aiutare i Ministri provinciali, i Custodi e tutti i Frati ad animare e valutare regolarmente quanto onestamente, concretamente ed autenticamente viviamo come poveri e minori in mezzo ai poveri, per assicurare che tutte le Entità e le Fraternità locali diventino comunità di presenza e solidarietà “con” e “nel” servizio ai poveri. Recentemente sono stati pubblicati dal Definitorio generale dei Documenti che già approfondiscono il tema della minorità: • Ratio Formationis Franciscanae. Ordine dei Frati Minori. Roma 2003. • Pellegrini e forestieri in questo mondo. Sussidio per la formazione permanente sul Capitolo IV delle Costituzioni generali OFM. Roma 2008. • L’amministrazione francescana dell’economia. Sussidio del Definitorio generale per la formazione sull’uso trasparente, solidale ed etico delle nostre risorse economiche. Roma 2014. Per questo motivo, il presente sussidio intende proporre delle linee guida essenziali, allo scopo di facilitare la valutazione della nostra vita di povertà e minorità a tutti i livelli. Questo strumento di valutazione può essere utilizzato dai Frati singolarmente, oppure all’interno del Capitolo locale, di una Commissione o di un Definitorio, o dai Frati di tutta una Provincia / Custodia. DUE SFIDE NELL’UTILIZZO DI QUESTO STRUMENTO DI VALUTAZIONE: 1. Chi sono io per giudicare? È facile avvicinarsi a strumenti come questo e leggerli come “giudicanti”. Non farlo. La valutazione intende provocare la riflessione, incoraggiare la discussione e guidare la strategia per il cambiamento; il tutto con un autentico rispetto per la realtà di ogni individuo e il ritmo personale di cambiamento. 2. E Dio vide che era cosa buona. Lo scopo della valutazione non è semplicemente quello di far luce su ciò che è negativo o insufficiente. Lo scopo è quello di riconoscere che molti di noi sono persone buone, che fanno cose buone ... c’è sempre spazio per prendere il buono ... e renderlo migliore. Questo è l’obiettivo! I CONTENUTI DEL SUSSIDIO: Questo sussidio contiene: • una serie di testi, che possono essere letti e meditati personalmente. Essi sono suddivisi secondo quattro “aree tematiche”; • una serie di “items” per una autovalutazione che può essere fatta a livello individuale o comunitario (Capitolo locale, Commissione, Definitorio, Provincia/Custodia). Essi sono raggruppati secondo due “dimensioni”. QUATTRO PASSI NELLA VALUTAZIONE: 1. Valutare la forza dei valori che esprimono la propria comprensione dell’essere minori. 2. Valutare le pratiche della propria vita personale (o della vita di un gruppo) che sono espressione dell’essere minori. 3. Confrontando i valori con le pratiche, sviluppare una strategia di azione per un maggiore impegno per una vita da minori. 4. Ogni anno a rivisitare / rivedere la strategia.  

LE QUATTRO “AREE TEMATICHE” PROPOSTE IN QUESTA VALUTAZIONE

L’area ESSERE MINORI riguarda il proprio orientamento generale (il proprio sentire, la propria posizione o orientamento di pensiero, il proprio sguardo…) in merito alle persone, alle situazioni, ai beni... L’area POVERTÀ EVANGELICA riguarda principalmente la propria relazione con Dio ed invita a valutare come questa relazione si crea, si rafforza e si mantiene… L’area POVERI TRA POVERI riguarda il proprio modo di esprimere all’esterno, nelle scelta della propria posizione nel mondo, ciò che ciascuno avverte di essere. L’area LAVORINO CON FEDELTÀ E DEVOZIONE riguarda ciò facciamo attivamente per sostenere noi stessi.   I. ESSERE MINORI Livello personale 1. Alla luce di testi che seguono, cosa significa per me essere minore? 2. Ammetto che nella mia vita ci siano atteggiamenti che contraddicono la minorità? 3. Quali sono invece gli atteggiamenti che mi fanno essere minore? Livello fraterno La minorità, in sintonia con la vita del Figlio di Dio fatto uomo, deve portarci a uno stile di vita semplice e modesto, ad un atteggiamento personale umile, pacifico, misericordioso e di servizio. 1. Pensi che questo sia lo stile e l’atteggiamento che tu e la tua Fraternità avete nella vostra vita e nel vostro rapporto e servizio verso gli altri? Individua possibilmente tre ragioni che avvalorano la tua risposta in senso positivo o negativo. 2. Dove ti portano queste osservazioni? 1Cel 38 Mentre si scrivevano nella Regola quelle parole: «Siano minori», appena l’ebbe udite esclamò: «Voglio che questa fraternità sia chiamata Ordine dei frati minori». E realmente erano «minori», perché «sottoposti a tutti», e ricercavano l’ultimo posto e gli uffici cui fosse legata qualche umiliazione, per gettare così le solide fondamenta della vera umiltà, sulla quale si potesse svolgere l’edificio spirituale di tutte le virtù. 2Cel 148 Francesco si inchinò al vescovo e disse: «Signore, i miei frati proprio per questo sono stati chiamati minori, perché non presumano di diventare maggiori. Il nome stesso insegna loro a rimanere in basso e a seguire le orme dell’umiltà di Cristo, per essere fine innalzati più degli altri al cospetto dei santi. Se volete – continuò – che portino frutto nella Chiesa di Dio, manteneteli e conservateli nello stato della loro vocazione, e riportateli in basso anche contro la loro volontà. Per questo, padre, ti prego: affinché non siano tanto più superbi quanto più poveri e non si mostrino arroganti verso gli altri, non permettere in nessun modo che ottengano cariche». CCGG Art. 64 I frati, come seguaci di Gesù Cristo «che umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte», e fedeli alla propria vocazione minoritica, «in gioia e letizia», vadano per il mondo come servi e soggetti a tutti, pacifici e umili di cuore. Rnb 6,3-4 Nessuno sia chiamato priore, ma tutti allo stesso modo siano chiamati frati minori. E l’uno lavi i piedi dell’altro. Rnb 9,1-4 Tutti i frati si impegnino a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e di sprezzate, tra i poveri e deboli, infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada. E quando sarà necessario vadano per l’elemosina. E non si vergognino, ma si ricordino piuttosto che il Signor nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo onnipotente, rese la sua faccia come pietra durissima, né si vergognò. CCGG Art. 66 §1 Per seguire più da vicino l’annientamento del Salvatore e per dimostrarlo più chiaramente, i frati abbraccino la vita e la condizione sociale dei piccoli, vivendo sempre tra di loro come minori; in questa posizione sociale contribuiscano all’avvento del Regno di Dio. Rb 3,10-12 Consiglio, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Gesù Cristo che, quando vanno per il mondo, non litighino ed evitino le dispute di parole, e non giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, così come conviene. E non debbano cavalcare se non siano costretti da evidente necessità o infermità. CCGG Art. 66 §2 Con il loro stile di vita, i frati, come Fraternità e come individui, si comportino in modo che nessuno venga da loro allontanato, specialmente coloro che sono di solito socialmente e spiritualmente emarginati. CCGG Art. 67 I frati, rinnegando costantemente se stessi e nella continua conversione a Dio, offrano, con l’esempio della propria vita, un segno profetico che denunci i “falsi valori” del nostro tempo. CCGG Art. 91 I frati non cerchino né accettino privilegi per se stessi o per le loro Fraternità,5 se non quello della minorità. Secondo il detto di san Francesco, i frati portano frutto nella Chiesa di Dio, se, come Minori, permangono nella condizione della loro vocazione.6 Am 12 A questo segno si può riconoscere il servo di Dio, se ha lo Spirito del Signore; se cioè quando il Signore compie, per mezzo di lui, qualcosa di buono, la sua «carne» non se ne inorgoglisce – poiché la «carne» è sempre contraria ad ogni bene – ma piuttosto si ritiene ancora più vile ai propri occhi e si stima minore di tutti gli altri uomini 2Lf 42-43 E colui al quale è demandata l’obbedienza e che è ritenuto maggiore, sia come il minore e servo degli altri fratelli, e nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli usi e abbia quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di lui, qualora si trovasse in un caso simile. CCGG Art. 65 I frati, consapevoli che «l’uomo vale quanto vale davanti a Dio e non di più», riconoscano Dio come sommo ed unico bene, si studino di piacere a Lui sempre e in tutto, e sopportino con animo sereno di essere ritenuti vili, semplici e disprezzati.   II. NON SI APPROPRINO DI NULLA / POVERTÀ EVANGELICA Livello personale 1. Come faccio a sperimentare la povertà evangelica nella vita quotidiana? 2. Sono consapevole del fatto che a volte mi approprio di case, luoghi, idee, servizi, persone? 3. Quando devo discernere sull’uso e acquisizione delle cose materiali, so distinguere tra “necessità” e “desiderio”? Livello fraterno 1. Dato il consumismo imperante nella nostra società, siamo, con la nostra minorità, segni di un modello alternativo di vita, valida e profetica per gli uomini e le donne del nostro tempo? Individua possibilmente tre ragioni che avvalorano la tua risposta in senso positivo o negativo. 2. Dove ti portano queste osservazioni? 3. Pensi che la gestione dei nostri beni avvenga in un quadro di trasparenza e correttezza per quanto riguarda la tua persona, la tua fraternità e la tua provincia? Individua possibilmente tre ragioni che avvalorano la tua risposta in senso positivo o negativo. 4. Dove ti portano queste osservazioni? Rb 1,1 La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Rb 6 I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcuna altra cosa. E come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia. Né devono vergognarsi, perché il Signore si è fatto povero per noi in questo mondo. Questa è la sublimità dell’altissima povertà quella che ha costituito voi, fratelli miei carissimi, eredi e re del regno dei cieli, vi ha fatto poveri di cose e ricchi di virtù. Questa sia la vostra parte di eredità, quella che conduce fino alla terra dei viventi. E, aderendo totalmente a questa povertà, fratelli carissimi, non vogliate possedere niente altro in perpetuo sotto il cielo, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo. E ovunque sono e si incontreranno i frati, si mostrino familiari tra loro reciprocamente. E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? E se uno di essi cadrà malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere serviti essi stessi. Test 16-17 E quelli che venivano per abbracciare questa vita, distribuivano ai poveri tutto quello che potevano avere, ed erano contenti di una sola tonaca, rappezzata dentro e fuori, del cingolo e delle brache. E non volevamo avere di più. CCGG Art. 8 §1 Con il voto di povertà i Frati Minori, seguendo Gesù Cristo «che per noi si fece povero in questo mondo»,7 rinunciano al diritto di usare e di disporre dei beni materiali senza il permesso dei Ministri e dei Guardiani; ed emessa la professione solenne, anche al diritto di proprietà; e come servi umili, si affidano alla provvidenza del Padre celeste.8 §2 I frati, ricordando che l’altissima povertà deriva da Cristo e dalla sua Madre poverella e, memori delle parole del Vangelo: «Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri»,9 si studino di avere sorte in comune con i poveri. §3 Per la vita povera dei frati non basta sottomettersi completamente ai Ministri e ai Guardiani nell’uso delle cose, ma è necessario che siano poveri di fatto e di spirito, che conducano una vita laboriosa e sobria10 e che sull’esempio di Cristo siano lieti «quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra i poveri e i deboli, gli infermi e i lebbrosi, e tra i mendicanti lungo la strada»,11 e che tutto questo manifestino chiaramente, in modo sia individuale che comune, nonché con forme nuove. CCGG Art. 72 §1. Pellegrini e forestieri in questo mondo, i frati, rifiutata ogni proprietà personale, non si approprino né di casa, né di luogo, né di alcuna altra cosa, secondo la Regola; perciò impegnino se stessi e tutto ciò che usano per la vita e il lavoro, in povertà e umiltà, al servizio della Chiesa e del mondo. §2. Gli edifici che vengono costruiti per i frati e tutto ciò che essi acquistano o usano, siano conformi alla povertà, secondo le condizioni dei luoghi e dei tempi. §3. I beni che sono affidati in uso ai frati, secondo la legittima disposizione degli Statuti particolari, siano condivisi a beneficio dei poveri.   III. POVERI TRA I POVERI Livello personale 1. Quando parlo dei poveri e prego per loro, ho “volti concreti” dinanzi a me? 2. Sono disponibile a vivere “tra e come” i poveri? Livello fraterno Come Minori, la nostra vita e la nostra attività è chiamata ad esprimere la nostra vicinanza ai più poveri della nostra società. 1. Pensi che il tuo stile di vita e le opzioni tue e della tua fraternità riflettano vicinanza e compassione per i poveri, così come un impegno serio per la giustizia e la pace? Individua possibilmente tre ragioni che avvalorano la tua risposta in senso positivo o negativo. 2. Dove ti portano queste osservazioni? Rnb 9,2 E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada. Test 1-3 Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo. LegM 8,5 Si chinava, con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica e quando notava in qualcuno indigenza o necessità nella dolce pietà del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso. Aveva innato il sentimento della clemenza, che, la pietà di Cristo, infusa dall’alto, moltiplicava. Sentiva sciogliersi il cuore alla presenza dei poveri e dei malati, e quando non poteva offrire l’aiuto, offriva il suo affetto. Un giorno, un frate rispose piuttosto duramente ad un povero, che chiedeva l’elemosina in maniera importuna Udendo ciò, il pietoso amatore dei poveri comandò al frate di prostrarsi nudo ai piedi del povero, di dichiararsi colpevole, di chiedergli in carità che pregasse per lui e lo perdonasse. Il frate così fece, e il Padre commentò con dolcezza: “ Fratello, quando vedi un povero, ti vien messo davanti lo specchio del Signore e della sua Madre povera. Così pure negli infermi, sappi vedere le infermità di cui Gesù si è rivestito ”. In tutti i poveri, egli, a sua volta povero e cristianissimo, vedeva l’immagine di Cristo. Perciò, quando li incontrava, dava loro generosamente tutto quanto avevano donato a lui, fosse pure il necessario per vivere; anzi era convinto che doveva restituirlo a loro, come se fosse loro proprietà . Una volta, mentre ritornava da Siena, incontrò un povero. Si dava il caso che Francesco, a causa della malattia, avesse indosso sopra l’abito un mantello. Mirando con occhi misericordiosi la miseria di quell’uomo, disse al compagno: “Bisogna che restituiamo il mantello a questo povero: perché è suo. Difatti noi lo abbiamo ricevuto in prestito, fino a quando ci sarebbe capitato di trovare qualcuno più povero di noi ”. Il compagno, però, considerando lo stato in cui il padre pietoso si trovava, oppose un netto rifiuto: egli non aveva il diritto di dimenticare se stesso, per provvedere all’altro. Ma il Santo: “Ritengo che il Grande Elemosiniere mi accuserà di furto, se non darò quel che porto indosso a chi è più bisognoso ”. Qualunque cosa gli dessero per alleviare le necessità del corpo, chiedeva sempre ai donatori il permesso di poterla dar via lecitamente, se incontrava uno più bisognoso di lui. Insomma non la perdonava proprio a nulla: mantelli, tonache, libri e perfino i paramenti dell’altare, tutto elargiva agli indigenti, appena lo poteva, per adempiere ai compiti della pietà. Spesso, quando per la strada incontrava qualche povero con un carico sulle spalle, glielo toglieva e lo portava sulle sue spalle vacillanti. CCGG Art. 82 §1 Tutti i frati usino il denaro in maniera conveniente ai poveri e con solidale responsabilità verso la Fraternità, «come conviene ai servi di Dio e ai seguaci della santissima povertà». §2 Nell’uso del denaro i frati dipendano del tutto dai Ministri e dai Guardiani, non solo per chiedere i debiti permessi, ma anche per l’esatto rendiconto delle entrate e delle spese. §3 I frati, specialmente i Ministri e i Guardiani, evitino attentamente qualsiasi accumulazione, avendo davanti agli occhi le necessità dei poveri.   IV. LAVORINO CON FEDELTÀ E DEVOZIONE Livello Personale 1. Penso che il lavoro sia importante nella nostra vita francescana? 2. Quali sono state le mie esperienze di lavoro più significative? 3. Sono disponibile a fare i lavori domestici nella mia Fraternità? Livello Fraterno Il lavoro è un segno della nostra identità minoritica. Esso dovrebbe essere svolto da tutti i fratelli in base alla loro situazione e capacità, privilegiando i lavori semplici. Il lavoro è il primo sostentamento della Fraternità. 1. Credi che il tuo lavoro e quello della tua Fraternità siano legati all’identità del nostro carisma? Individua possibilmente tre ragioni che avvalorano la tua risposta in senso positivo o negativo. 2. Dove ti portano queste osservazioni? Rnb 7,1-2 Tutti i frati, in qualunque luogo si trovino presso altri per servire o per lavorare, non facciano né gli amministratori né i cancellieri, né presiedano nelle case in cui prestano servizio; né accettino alcun ufficio che generi scandalo o che porti danno alla loro anima; ma siano minori e sottomessi a tutti coloro che sono in quella stessa casa. Rb 5 Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e con devozione così che, allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non spengano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporaIi. Come ricompensa del lavoro ricevano le cose necessarie al corpo, per sé e per i loro fratelli, eccetto denari o pecunia, e questo umilmente, come conviene a servi di Dio e a seguaci della santissima povertà. Test 20-21 Ed io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l’esempio e tener lontano l’ozio. 1Cel 39 Di giorno, quelli che ne erano capaci, si impegnavano in lavori manuali, o nei ricoveri dei lebbrosi o in altri luoghi, servendo a tutti con umiltà e devozione. Non volevano esercitare nessun lavoro che potesse dar adito a scandalo, ma sempre si occupavano di cose sante e giuste, oneste e utili, dando esempio di umiltà e di pazienza a tutti coloro con i quali si trovavano. 2Cel 161 Quanto ai fannulloni, che non si applicano con impegno ad alcun lavoro, diceva che sono destinati ad essere rigettati dalla bocca del Signore. Nessun ozioso poteva comparire alla sua presenza, senza essere da lui biasimato aspramente. In realtà egli, modello di ogni perfezione, faticava e lavorava con le sue mani, preoccupato di non perdere un attimo di quel dono preziosissimo che è il tempo. “Voglio – disse una volta – che tutti i miei frati lavorino e stiano occupati, e chi non sa impari qualche mestiere”. E eccone il motivo: “Affinché – continuava – siano meno di peso agli uomini, e nell’ozio la lingua o il cuore non vadano vagando tra cose illecite “. Il guadagno poi o la mercede del lavoro, non lo lasciava all’arbitrio di chi lavorava, ma del guardiano o della famiglia religiosa. CCGG Art. 76 §1 Come veri poveri, guidati dallo spirito e dall’esempio di san Francesco, i frati considerino il lavoro e il servizio come un dono di Dio; per cui si presentino come minori che nessuno deve temere, perché cercano di servire e non di dominare. §2 Riconoscendo che il lavoro è il normale e primario mezzo per procurarsi le cose necessarie, tutti e singoli i frati servano e «lavorino con fedeltà e devozione», fuggendo l’ozio «nemico dell’anima». CCGG Art. 79 §1 Nello scegliere qualunque lavoro o servizio si tenga conto sia della vita fraterna, locale e provinciale, dalla quale nessun frate deve esimersi, sia delle capacità di ciascuno, ed in modo tale che il lavoro sia assunto e corresponsabilmente compiuto nella Fraternità, secondo le disposizioni degli Statuti particolari. §2 Come retribuzione del lavoro i frati ricevano le cose necessarie e ciò con umiltà. Tuttavia, qualunque cosa acquistino con la propria industria o in ragione dell’Ordine, o ciò che ricevono in qualsiasi modo sotto forma di pensione, sovvenzione o assicurazione, appartiene alla Fraternità. CCGG Art. 80 §1 Nelle nostre Fraternità i lavori domestici siano fatti dagli stessi frati, e da tutti, per quanto possibile. §2 Quando altri lavorano per la Fraternità, si devono osservare con giustizia le norme delle leggi civili.

LE DUE “DIMENSIONI” DEI VALORI E DELLE PRATICHE

VALUTAZIONE DEI VALORI (D’ACCORDO / NEUTRALE / NON D’ACCORDO)

ESSERE MINORI DOVE SIAMO?

  NON SI APPROPRINO DI NULLA / POVERTÀ EVANGELICA DOVE SIAMO?

  POVERI TRA I POVERI DOVE SIAMO?

  LAVORINO CON FEDELTÀ E DEVOZIONE DOVE SIAMO?

VALUTAZIONE DELLE PRATICHE Il pronome “io” qui sotto può essere sostituito anche con “Fraternità locale”, “Fraternità provinciale” o “custodia” oppure un altro tipo di “gruppo” (SPESSO / A VOLTE / MAI)

ESSERE MINORI DOVE SIAMO?

Nell’area della gestione finanziaria opero moralmente e legalmente.   NON SI APPROPRINO DI NULLA / POVERTÀ EVANGELICA DOVE SIAMO?

  POVERI TRA I POVERI DOVE SIAMO?

  LAVORINO CON FEDELTÀ E DEVOZIONE DOVE SIAMO?