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Pace con Dio, pace con gli uomini, pace con le creature

Fr. Giuseppe Buffon e l’ecologia integrale nel mondo cattolico e francescano

02 Ottobre 2023

In occasione del Tempo del Creato 2023, pubblichiamo un articolo di Fr. Giuseppe Buffon, OFM 

sul rapporto tra ecologia integrale, mondo cattolico e carisma francescano.

A Gubbio nel 1982, in occasione dell’VIII centenario della nascita di Francesco d’Assisi, per la prima volta i movimenti ecologisti, in nome del Poeta del Cantico, tentano di coinvolgere la Chiesa cattolica nel loro accorato impegno per la custodia dell’ambiente. 
Il seminario da essi organizzato su scienza e religione di fronte alla crisi ecologica, intitolato “Terra Mater”, riscuote un vasto successo comunicativo, attirando l’attenzione dell’intero ventaglio sociopolitico nazionale, senza parlare dei riscontri sul piano internazionale. Ne parlano, infatti, diffusamente l’Unità(28 settembre), Il Popolo (28 settembre), il Messaggero (24 settembre), la Nazione di Firenze (10 agosto), il Corriere della Sera (27 settembre), Il Tempo (6 agosto), La Stampa (26 settembre), Paese Sera (27 settembre), l’Avvenire (26 settembre), oltre ai vari Bollettini dei movimenti ecologisti e delle associazioni locali. Per alcuni si tratta di una sorta di insurrezione francescana contro la Laborem Exercens, del 14 settembre 1981, che aveva osato impiegare ancora il termine “dominio”, in riferimento all’azione esercitata dall’uomo nei confronti della natura: un’autentica doccia fredda per i movimenti ecologisti, che solo due anni prima (1979) si erano rallegrati nello stupore di vedere Francesco d’Assisi nominato da papa Giovanni Paolo II protettore degli ecologisti. Era stata la proposta che Lynn White aveva caldeggiato con il suo dirompente articolo del 1967: The Historical Roots of Our Ecological Crisis. 

Altri, anticipando la stessa Laudato si’, creditrice della visione ecologica del Patriarca Verde, Bartolomeo I, giungono perfino ad ipotizzare la possibilità di una nuova enciclica, dedicata ai temi dell’ambiente, o di una affermazione magisteriale a favore del “peccato ecologico”:  

Chi abbandona sull’autostrada un cane può non essere equiparato a chi dice “raca” [«uomo vuoto, sciocco», citato nel Vangelo di s. Matteo, 5, 22: qui autem dixerit fratri suo raca, reus erit concilio, che possiamo tradurre con “chi dirà al suo fratello sciocco, sarà sottoposto al sinedrio”, NdR] al fratello?  Scaricare i veleni nel corpo liquido di “sora acqua” può d’ora in poi non essere punito come il guardare con concupiscenza una donna?  Sono certo di sì.

Ad affermarlo è un autentico visionario, Fulco Pratesi, che ancora nel 1970, a nome di Francesco d’Assisi, aveva scritto una lettera di dimissioni da Patrono d’Italia, rifiutando lo scempio contro le creature, commesso da un popolo da cui intendeva dissociarsi. 

Nell’Angelus del 3 ottobre 1982, Giovanni Paolo II, proprio facendo riferimento al seminario di Gubbio, sorprendeva tutti, con affermazioni che non solo sembravano capovolgere quelle della Laborem exercens, ma che osavano indicare il rispetto per la natura come strumento di riforma sociale, come viatico per una convivenza pacifica, come via alla pace: 

Domani ricorre la festa di San Francesco, e con tale data si conclude l’ottavo Centenario della sua nascita. Nella luce della straordinaria testimonianza di amore a Dio e a tutte le sue creature, offerta da San Francesco, mi è caro rivolgere uno speciale saluto a quanti hanno partecipato nei giorni scorsi al Seminario «Terra Mater», svoltosi in Gubbio. Si è giustamente sottolineato che il futuro dell’umanità e del pianeta Terra è in pericolo per il deteriorarsi del rapporto uomo-ambiente, oltre che dei rapporti tra uomini, classi e Nazioni. È necessario ed urgente che, sull’esempio del Poverello, ci si decida ad abbandonare forme sconsiderate di dominio-custodia nei confronti di tutte le creature. Abituandosi ad amare e rispettare le creature inferiori, l’uomo imparerà anche ad essere più umano con i suoi eguali. Sono lieto, pertanto, di incoraggiare e di benedire quanti si adoperano per far sì che gli animali, le piante, i minerali vengano considerati e trattati, francescanamente, come «fratelli e sorelle». 

In realtà, Giovanni Paolo II, proprio in occasione della giornata della pace del 1990 (Pace con Dio Creatore, pace con tutto il creato), avrebbe attirato l’attenzione sul nesso tra ecologia e pace, tra cura delle creature e impegno per la costruzione della pace: 

Si avverte ai nostri giorni la crescente consapevolezza che la pace mondiale sia minacciata, oltre che dalla corsa agli armamenti, dai conflitti regionali e dalle ingiustizie tuttora esistenti nei popoli e tra le nazioni, anche dalla mancanza del dovuto rispetto per la natura, dal disordinato sfruttamento delle sue risorse e dal progressivo deterioramento della qualità della vita. Tale situazione genera un senso di precarietà e di insicurezza, che a sua volta favorisce forme di egoismo collettivo, di accaparramento e di prevaricazione. 

Giovanni Paolo II si era già distinto per una attenzione particolare verso il tema della pace. E, anche sottoponendosi al rischio di critiche da parte di esponenti in vista della Chiesa cattolica, aveva osato convocare nella patria di S. Francesco i rappresentanti delle maggiori religioni, per una preghiera a favore della pace. Era il 27 ottobre 1986. Un mese prima, il 29 settembre, ispirati dall’incontro di Gubbio, si erano incontrati, sempre ad Assisi, gli esponenti delle religioni e gli scienziati dei movimenti ecologisti, per un’alleanza a favore della custodia dell’ambiente naturale. 

Questo avvenimento, a differenza della giornata per la pace, che aveva suscitato mobilitazione nel nome del cosiddetto Spirito di Assisi, passò quasi inosservata, come se la crisi ambientale fosse meno grave di quella sociale e, soprattutto, come se tra le due non ci fosse alcun collegamento. In quell’occasione era stato Nazzareno Fabretti, voce fuori dal coro, a mettere in guardia circa il rischio che la giusta attenzione per la pace condannasse all’oblio l’impegno per la cura dell’ambiente: 

Non è possibile essere operatori di pace col disarmo delle coscienze e delle strutture nucleari se non s'inserisce questo problema epocale, terminale ed apocalittico nell'altro «disarmo», dall'inimicizia e dalla violenza umana contro gli animali, gli elementi, il cosmo, l'intero creato. 

E con un sentito monito concludeva: 

Per questo oso sperare che nella preghiera ecumenica che il 27 ottobre si leverà, ad Assisi, sulla tomba di Francesco, per la pace fra tutti gli uomini, i popoli, le religioni e le chiese, non venga dimenticata la riconciliazione degli uomini con tutte le creature. 

La firma di un impegno congiunto tra la Grande Moschea di Roma e l’Università Antonianum per l’avvio di una comunità energetica a favore della pace, per “fare energia di pace”, dello scorso 13 marzo, decennale dell’elezione di papa Francesco, aveva proprio lo scopo di scongiurare il divorzio tra ambientalismo e pacifismo perché, come afferma il medesimo papa Francesco, la crisi è unica, anzi, è crisi proprio perché il pensiero è inquinato da deleterie dicotomie, proprio perché il conflitto prevale sull’unità, il senso della realtà è perturbato da ideologie polarizzanti. 

Fr. Giuseppe Buffon, OFM

Professore di Storia e di Ecologia Integrale della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Antonianum di Roma.

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