Al-Kamil amava molto gli uomini di cultura… Amava le discussioni con teologi musulmani e sottoponeva agli studiosi alcuni quesiti curiosi nel campo della giurisprudenza e della grammatica allo scopo di esaminarli. Faceva avanzare coloro che rispondevano correttamente alle domande che entravano così nelle sue grazie. A vari sapienti offriva una sistemazione con lui nella Cittadella… Per loro venivano preparati dei letti accanto al suo così che di notte potessero stendersi e parlare. Cultura e letteratura erano fiorenti nel suo regno e uomini esemplari frequentavano la sua corte.L’apparente interesse del sultano per Francesco poteva essere dovuto alla sua somiglianza ai fuqarā – «i poveri», i mistici dell’Islam chiamati sufi – letteralmente coloro che indossavano vesti di lana rattoppate. L’Ordine di Francesco, composto da poveri, itineranti «fratelli minori», gli sarà sembrato molto simile a una confraternita sufi (ṭarīqah), a ragione del modo di mostrarsi, agire e parlare del suo fondatore. Come nella Cristianità medievale, anche il mondo islamico del XII e XIII secolo aveva visto sorgere numerosi mistici – uomini e donne – che parlavano dell’unicità dell’esistenza, che esprimevano un desiderio ardente di Dio sperimentato come il Bello, il Misericordioso e il Gentile e vivevano una vita itinerante, di contemplazione e di povertà spirituale e materiale. Sappiamo che al-Kamil era particolarmente attratto da un poeta sufi a lui contemporaneo, ‘Umar ibn al-Farid, chiamato “il Principe degli Amanti” a causa del desiderio sensuale che esprimeva nei confronti della presenza di Dio. Alcune storie su al-Farid raccontano la sua abitudine di strapparsi i vestiti di dosso, la sua capacità di comunicare con gli animali, il suo struggente desiderio del divino, topiche si ritrovano anche nell’agiografia francescana. Al-Kamil avrà anche avuto modo di conoscere un maestro sufi noto come al-shaykh al-akbar, “il più grande shaykh”, Ibn al-‘Arabi, che passò dall’Egitto almeno due volte durante la vita di al-Kamil. Ibn al-‘Arabi è il sufi maggiormente associato al concetto di al-wahdat al-wajud, “l’unicità dell’essere”. Spiegata in poche parole, questa espressione significa che c’è una sola esistenza, una sola wajud che è Dio. Così, nonostante gli esseri umani percepiscano la molteplicità nel mondo fenomenico – differenti popoli, razze, classe, religioni, ecc. – la vera esistenza appartiene solo a Dio. Ogni persona o cosa riflette solamente l’esistenza dell’Uno e, così, tutto è uno nell’Uno. Considerato il suo interesse per la spiritualità sufi espressa da Ibn al-‘Arabi e al-Farid, non è dunque da meravigliarsi che il sultano si sia interessato a Francesco. Leggi l’articolo completo - San Francesco e il Sultano, 1219-2019: un Opuscolo Commemorativo:
Immagine: Taddeo Gaddi, San Francesco e la Prova del Fuoco davanti al Sultano d'Egitto