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The Minister General in L'Aquila for the Te Deum

03 January 2023

Last 31 December, the Minister General of the Order of Friars Minor, Br Massimo Fusarelli, celebrated a Mass of Thanksgiving with the singing of the Te Deum in the Basilica of St Bernardino of Siena, in L'Aquila. On the occasion, the New Icon of the Holy Name of Jesus was blessed, which faithfully reproduces the Monogram used by Saint John of Capistrano and is kept in its  original form in the Convent of San Giuliano in L'Aquila.

We publish below the homily in Italian delivered by Br Massimo.
 

Omelia per il Te Deum di fine anno
L’Aquila-San Bernardino, 31 dicembre 2022

Concludiamo questo anno e iniziamo il nuovo nel segno del grande mistero di un Dio che, attraverso una donna, sceglie la nostra carne mortale come la sua casa. Il mistero grande è che la nostra realtà umana, che noi sentiamo così povera e limitata, è amata da Dio e scelta da lui come luogo della sua rivelazione. 

Per questo stasera possiamo cantare il Te Deum, anche al termine di un anno tanto difficile e oscuro, segnato soprattutto dalla realtà della guerra e poi della crisi economica e di tanti altri segnali di fatica, possiamo dire grazie al Signore perché in tutto Lui è presente e agisce, entra nella nostra realtà, acconsente anche alla nostra fragilità, perché il suo amore vince sempre su ogni nostra resistenza, durezza e chiusura.

Come possiamo esprimere in termini di fede questa realtà? La liturgia di oggi ci consegna il Nome di Gesù come il marchio della fedeltà di Dio sulla condizione umana.
Nella prima lettura, presa dal libro dei Numeri, al termine della benedizione di Aronne il Signore promette che il suo nome sarà posto sugli israeliti. Nella Bibbia il nome indica la persona stessa e quindi il testo sacro promette che è la stessa presenza di Dio a imprimersi nella carne degli uomini, nella loro vita. Riconosciamo dunque che il Signore cammina in mezzo a noi, è fedele alla nostra realtà e anche in questo anno non ci ha abbandonato, come non ha abbandonato i popoli oppressi dalla guerra, dalla violenza, tutta la miseria, dalla mancanza di libertà e di futuro.

Questa fedeltà l’abbiamo continuata a cercare lodando il Signore che ci benedice, fa splendere su di noi il suo volto, così come abbiamo cantato nel salmo.

Con San Paolo riconosciamo che questa realtà umana amata e benedetta da Dio fa di noi i suoi figli, che nel Figlio Gesù Cristo, venuto nella nostra carne, possono rivolgersi a Dio e chiamarlo padre.

Finalmente il Vangelo di Luca ci parla del nome Gesù che viene imposto al figlio di Maria secondo l'indicazione che l’angelo aveva dato. Il nome Gesù significa salvezza, salvatore: questo vuol dire che in Lui si raccoglie tutto il desiderio di vita piena che Dio ha per la sua creatura da sempre, fin da prima della creazione, perché il Padre ci ha benedetti in Cristo da sempre. 
Cristo è dunque il fulcro della salvezza che Dio vuole per l'umanità, cioè del dono di una vita piena, della sua stessa vita divina a noi, esseri mortali.

In questa stupenda Basilica cantiamo il Te Deum accanto ai venerati resti mortali di San Bernardino da Siena e oggi benedicendo la riproduzione della tavola del Santissimo nome di Gesù utilizzata dal suo fedele discepolo San Giovanni da Capistrano. 
Questi confratelli, in un tempo di grande cambiamento in particolare per l’Italia ma anche per tutta l’Europa, hanno riproposto al cuore della predicazione cristiana proprio il nome di Gesù.

L’invocazione del Nome di Gesù permetteva di tornare al cuore della fede, di annunciare la riconciliazione e la pace in città profondamente dilaniate da lotte intestine tra famiglie e per la conquista del potere, di riportare i cristiani al centro della fede e quindi anche alla difesa dei poveri, delle vittime di un sistema economico che cambiava rapidamente e lasciava indietro i più deboli. Quanto è attuali allora la predicazione di questi nostri fratelli che oggi la riproduzione di questa bellissima tavola ci ripropone intatta.

Il trigramma del nome di Gesù divenne un emblema celebre e diffuso in ogni luogo; veniva posto in tutti i locali pubblici e privati, dove Bernardino e i frati predicavano, sostituendo blasoni e stemmi delle varie Famiglie e Corporazioni spesso in lotta fra loro.

Per diffondere la devozione al Santissimo Nome di Gesù San Bernardino aveva disegnato il simbolo contenente le tre lettere JHS (o anche IHS), un cristogramma attestato già dal III secolo. Grazie al santo senese, questo cristogramma entrò nell’uso iconografico comune e divenne familiare alla gente. Venivano fatte baciare ai fedeli che ascoltavano le sue prediche delle tavolette di legno incise con questo trigramma attorniato da un sole e in seguito sormontato da una croce. Al centro del sole, le tre lettere JHS. Da questo sole, partivano ben dodici raggi. Ma cosa volevano dire questi dodici raggi?  Dobbiamo metterli in relazione, ovviamente, allo stesso nome di Gesù, il quale è: Rifugio dei peccatori, Vessillo dei combattenti, Medicina degli infermi, Sollievo dei sofferenti, Onore dei credenti, Splendore degli evangelizzanti, Mercede degli operanti, Soccorso dei deboli, Sospiro di quelli che meditano, Aiuto dei supplicanti, Debolezza di chi contempla, Gloria dei trionfanti. 

Il sole centrale è chiara allusione a Cristo che dà la vita come fa il sole. 
La luce di Cristo riesce a illuminare tutti, senza distinzione. 
È la luce inconfondibile del Vangelo, del Messaggio di Amore di Cristo Gesù.

È un calore, l’Amore di Cristo. Un calore che ti avvolge e che ti riscalda. Non c’è tenebra, né freddo se c’è Cristo. Tutto il simbolo è circondato da una cerchia esterna con le parole in latino tratte dalla Lettera ai Filippesi di san Paolo: “Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi”. Le lettere stesse (IHS) hanno duplice significato: sono le prime due e l’ultima lettera del nome di Gesù in greco, ma possono anche voler dire in modo abbreviato “Iesus Hominum Salvator”, Gesù Salvatore degli uomini. C’è un’altra particolarità: Bernardino allungò anche l’asta sinistra dell’H, tagliandola in alto per farne una croce. Questo simbolo dai colori vivaci veniva posto in tutti i locali pubblici e privati, sostituendo blasoni e stemmi delle varie famiglie e corporazioni spesso in lotta fra loro.

Mentre ringraziamo allora il signore per i suoi doni in questo anno difficile ma pur sempre di grazia 2022, gli affidiamo il nuovo anno 2023: in questo tempo inizia il centenario francescano occasione per noi di rinnovare la nostra professione di fede in Gesù Salvatore degli uomini. Esporre alla venerazione alla grande tavola del nome di Gesù in questa basilica che custodisce le reliquie di San Bernardino e la viva memoria di San Giovanni da Capistrano ci ricorda che contemplare il nome di Gesù è via per poter arrivare al Suo Messaggio. 

A tutti noi battezzati ricorda che “Il nome di Gesù è la grande base della fede che trasforma le persone in figli di Dio. La fede cattolica consiste nella buona novella di Gesù Cristo come luce dell’anima, porta della vita e fondamento dell’eterna salvezza”. 

A noi frati, sacerdoti, catechisti e corresponsabili dell’annuncio del Vangelo ricorda che “Il Nome di Gesù è splendore degli evangelizzanti, ossia dei predicatori, per il fatto che egli fa annunziare e udire, con irradiante fulgore, la sua parola”.

Proclamiamo ancora una volta insieme che solo in Lui vi è salvezza perché Gesù è “Salvatore degli uomini”.

 

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Letters and Homilies Minister General
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