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Il Punto di Fra Massimo - Giugno 2023

24 Giugno 2023

Nel 1982 Fr. John Vaughn, allora Ministro generale, scrisse una lettera all’Ordine dal titolo: l’Africa ci chiama. Iniziava così la presenza nell’Africa dell’est e il 2 giugno appena passato ho celebrato questo ricordo con i fratelli della Provincia di San Francesco a Nairobi. È stato un momento di ringraziamento, memoria e sguardo al futuro per questa giovane e vivace Entità, attualmente distribuita su ben nove paesi di quella parte d’Africa, fino al Madagascar e alle Mauritius. 

Nel 1982 iniziavo il mio noviziato e ricordo bene che la lettera del Ministro generale suscitò in noi entusiasmo e passione per il futuro. Sentivamo di appartenere a una fraternità dagli orizzonti ampi e che andava in terre nuove. Ricordando quest’anniversario mi sono chiesto, proprio in Africa, che cosa sia rimasto in noi oggi di quella spinta.
Devo riconoscere che ritrovo questo movimento missionario in diverse Entità dell’Ordine, come per esempio in Asia, che ormai si fa sempre più missionaria per l’Asia stessa.

Anche in Africa comincia a vedersi questo passo, per cui i fratelli di quel continente cominciano a farsi responsabili dell’apertura di nuove presenze proprio in Africa. 
Per il resto credo che siamo chiamati a un nuovo slancio missionario. Per esempio, oggi vorrei dire all’Ordine che l’Amazzonia ci chiama, perché questa regione trascende se stessa e con le sue sfide è un segno per tutto il pianeta. I fratelli di America Latina se ne stanno facendo carico, ma resta l’apertura ai frati dell’Ordine per eventuali vocazioni in questa zona.
Anche il Caribe chiede di sostenere le nostre presenze.
Come non pensare poi alla Custodia di Terra Santa, la prima delle nostre missioni, che ha bisogno urgente di nuovi frati, per rispondere alla missione che la Chiesa ci ha affidato di custodire i Luoghi Santi e di accompagnare il cammino dei cristiani, sempre di meno, che vivono in quella terra, e dei tanti pellegrini che la visitano.
Ho già chiesto attenzione per la nostra piccola e preziosa presenza in Marocco, dove siamo presenti da 800 anni tra quel popolo, per testimoniare che Dio solo è buono.
Stesso tipo di presenza carismatica abbiamo in Turchia, così come in Libia, dove è urgente che alcuni fratelli rispondano alla chiamata a stare in quel paese martoriato dalla guerra.
In Asia stiamo rispondendo a diverse chiamate: Thailandia, Myanmar, Papua Nuova Guinea, Laos e Cambogia… Piccoli semi che attendono di crescere.

C’è un altro fronte missionario a cui forse pensiamo di meno: i paesi che sono ormai cristiani, dove la nostra presenza è sempre più debole. Penso all’Europa, al Nord America, come all’Australia e alla Nuova Zelanda e a certi paesi di America Latina. Sono queste realtà che ci chiedono una nuova apertura: come annunciare, infatti, il Vangelo in paesi che l’hanno ricevuto da secoli e oggi hanno bisogno di una testimonianza che sappia parlare a persone che ormai hanno dimenticato il cristianesimo o che addirittura non l’hanno ancora mai conosciuto? 
La nuova presenza internazionale a Londra che partirà nei prossimi mesi vuole essere un piccolo segno in questo senso.
Stiamo ripensando la nostra presenza in Russia, che vogliamo mantenere come un granello di senape, testimone di incontro, pace e riconciliazione.

La testimonianza e la missione appartengono intimamente al nostro carisma. Rispondervi è vitale per noi. Lasciare i nostri paesi, le nostre lingue e culture e farci pellegrini e forestieri in terre nuove, rimette in movimento la nostra vocazione.
Pensiamoci mentre ringraziamo il Signore per i quarant’anni della presenza in Africa dell’Est, ricordando con gratitudine tra gli altri Fr. Giacomo Bini, il quale con altri fratelli ha dato un impulso decisivo a quella realtà.

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